Viaggio nella memoria tra Suoni, Luci, Danza e Parole

Di e con Claudio Simonetti
Musica di Claudio Simonetti
Libretto Claudio Simonetti e Luigi Caiola
Orchestrazione e direzione musicale Claudio Simonetti e Vito Lo Re
Direttore Vito Lo Re
Regia e coreografia Vittorio Biagi
Assistente coreografo Stefania Minardo
Disegno audio Marco Massimi
Disegno luci e proiezioni, programmazione virtuale Paco Toscano
Costumi Giuseppe Tramontano
Soprano Lucia Rubedo

Ensemble/Orchestra del Teatro Carlo Coccia di Novara
Coro del Teatro Carlo Coccia di Novara

Produzione Fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara

Lo spettacolo è un viaggio della memoria fatto di suoni, coreografie, proiezioni, luci, costumi e parole attraverso il quale Claudio Simonetti ripercorre le tappe più significative del suo percorso di uomo e di artista, dal tempo della sua infanzia felice in Brasile, con il padre Enrico, al trasferimento in Italia e poi via via lungo un percorso che attraversa gli anni della sua formazione classica al Conservatorio di Roma, all'immersione nella musica prog-rock degli anni '70, passando per le indimenticabili musiche dei film di Dario Argento e la collaborazione con molti altri registi, l'avventura della disco music, le trasmissioni televisive, fino ai concerti in tutto il mondo degli anni 2000.
Un viaggio nel passato ma con una proiezione futura che scaturisce dalla maturazione di un artista che si è misurato con stili, linguaggi, forme musicali e fenomeni sociali diversi e che si trova oggi a vivere una crescente dimensione internazionale.
Le sue musiche si dipanano, modificandosi, inizialmente di pari passo con le evoluzione della società e del costume italiani e poi imboccando un cammino sempre più autonomo, che segue non più le evoluzioni dei tempi, ma il percorso intimo e personale di un artista che sviluppa sempre più un pieno e consapevole dominio della materia musicale.
Ne nasce una sorta di indagine introspettiva che si risolve nell'ideazione e nella realizzazione di questa opera (teatro nel teatro) che è un po' la sintesi del suo lungo cammino di artista che, pur non essendo circoscritto all'esperienza dei Goblin, da quella “utopia adolescenziale”, quasi una premonizione, prende le mosse e da essa trae nutrimento, per ciò che ha effettivamente rappresentato, certo, ma ancor più per ciò che avrebbero potuto essere.
Perché anche un'utopia che ha saputo concretamente realizzarsi, come quella di Claudio con i Goblin, deve il suo fascino a ciò che non è stato, ma che lui ha chiaramente “visto” e che attraverso questo spettacolo potrà infine riconsegnare al pubblico.