Musica di PIETRO MASCAGNI/RUGGERO LEONCAVALLO
Libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci/Ruggero Leoncavallo
Direttore Fabrizio Maria Carminati
Regia Matteo Mazzoni
Scene Matteo Capobianco
Costumi Roberta Fratini
Video Maker Luca Attili
Santuzza Cristina Melis (10-12) / Nikolina Janevska (11)
Turiddu Gustavo Porta (10-12) / Zizhao Guo (11)
Lucia Giorgia Gazzola
Alfio Theo Magongoma (10-12) / Marcello Rosiello (11)
Lola Mariangela Marini
Nedda Alessandra Adorno
Canio Gustavo Porta (10-12) / Zizhao Guo (11)
Tonio Theo Magongoma (10-12) / Marcello Rosiello (11)
Peppe Enrico Maria Piazza
Silvio Andrea Piazza

Orchestra Filarmonica Italiana
Schola Cantorum San Gregorio Magno
Maestro del Coro Alberto Sala
Coro voci bianche di Novara
Maestro del Coro Paolo Beretta

Produzione Fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara

Il progetto prevede un impianto scenico unico con alcune modifiche e movimentazioni sceniche per meglio caratterizzare ciascun titolo. Data la specifica storicità di questo repertorio, la nostra scelta è quella di un allestimento “tradizionale” nel rispetto del contesto storico - sociale di fondo ad entrambe le vicende, tratte o ispirate a fatti realmente accaduti, raccontate però attraverso tecniche narrative moderne; la scenografia pensata e costruita in astrazione, quella “aumentata” attraverso l’utilizzo di videoproiezioni 3D, lo stile del neorealismo cinematografico, portato in scena dallo stile espressivo della recitazione richiesto agli interpreti e dalla ricostruzione delle arti e mestieri che appartenevano al mondo del passato, come i cordari, i contadini, i carrettieri, i pescatori, i minatori. La nostra idea parte proprio dalla verità della terra, non di quella soffice e generosa delle verdi pianure, ma della terra allo stato solido, la roccia, la pietra, dura come la vita dei personaggi in scena.
Siamo in una grande cava, teatro naturale, metafora di vita. Dalla roccia emergono povere tracce di insediamento umano, tra caverne e baracche. Una grande galleria, come una grande porta al centro della Terra, la porta dell’Inferno per tante semplici esistenze timorate di Dio, impegnate nella quotidiana lotta per la sopravvivenza. Già nel Preludio, in una notte stellata che introduce l’alba del nuovo giorno, un “Rosso Malpelo” spunta dalla roccia, incantato dalla maestosità della natura. Nella Sicilia rurale di fine ‘800, ricostruita nei costumi a tinte naturali con particolare attenzione al folclore locale, la gente in scena inizia ad abitare la cava emergendo dagli anfratti della roccia; siamo al giorno di Pasqua, dopo il risveglio, riposti gli attrezzi da lavoro, ci si prepara al giorno di festa e si indossa l’abito buono, fino alla Santa Messa, scena nella quale con un grande effetto video la roccia, Nostra Madre Terra, diventa anche Chiesa, la Grande Casa di tutti. Turiddu, Lola, Santuzza, Alfio, Lucia sono tra queste persone, con le loro storie personali che si stagliano sulle altre, tutte vere come la terra, la stessa che verrà macchiata alla fine della vicenda dal sangue di Turiddu, perché la terra prima o poi richiede sempre il proprio tributo di sangue, terra come origine, ma anche come fine, pietra tombale di una Pasqua profana rovinata
Siamo in un borgo di pescatori calabresi di fine ‘800, affacciato sul mare, sempre nello stesso contesto sociale di povertà di Cavalleria, ma il Mediterraneo, i vivi colori della natura, dei costumi, dei video, descrivono un’atmosfera completamente differente; i bambini accorrono felici all’arrivo dei “Pagliacci”, anch’esso dal mare su di una piccola imbarcazione-palcoscenico. Il viaggio degli ”Eroi”, portatori di storie nuove, di sangue nuovo. Gli artisti, i “Pagliacci”, sono artisti girovaghi, ultimi esponenenti della Commedia dell’arte, figure fedelmente ricostruite mescolando maschere tipiche di differenti regioni, racconto del mare magnum della tradizione teatrale popolare italica, da Arlecchino e Colombina, ai Pupi Siciliani. L’ incontro tra questo nuovo piccolo gruppo di persone con gli abitanti del borgo sconvolge le semplici abitudini delle giornate tutte uguali, e provoca, come spesso accade davvero, una girandola di veloci emozioni, dall’ amore alla gelosia fino all’ omicidio, quando dalla Commedia improvvisamente si passa alla Tragedia finale, come il mare che da calmo e bellissimo può rapidamente diventare mosso e minaccioso, e ricoprire tutto, a mo’ di grande sipario naturale.
Matteo Mazzoni