
Musica di GIOACHINO ROSSINI
Libretto di Cesare Sterbini
Conte d’Almaviva Chuan Wang (12-14) / Claudio Zazzaro(13)
Don Bartolo Michele Govi (12-14) / Davide Piva (13)
Rosina Aya Wakizono (12-14) /Magdalena Urbanowicz (13)
Figaro Emmanuel Franco (12-14) / Diego Savini (13)
Don Basilio Abramo Rosalen
Berta Giovanna Donadini
Fiorello/Un ufficiale Matteo Mollica
Ambrogio Edoardo Sgariglia Moresi
Direttore Christopher Franklin
Regia Alberto Jona
Scene Matteo Capobianco
Costumi Silvia Lumes
Interventi di ombre Controluce Teatro d'Ombre
Luci Ivan Pastrovicchio
Maestro del Coro Massimo Fiocchi Malaspina
Coro As.Li.Co
Orchestra Filarmonica Italiana
Nuova Produzione Fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara
Main Sponsor MIRATO
Penso che Il Barbiere, perfetto meccanismo a orologeria, possieda una vis comica travolgente da commedia dell'arte, ma contenga in sé anche i segni della crisi dell'Illuminismo, mostrando l'ascesa di una nuova borghesia post-rivoluzionaria che sta prendendo il potere. Rossini descrive un mondo che vacilla sul bordo di un abisso, emotivo, sociale, politico; ma tutto questo lo fa con un'immensa ironia e autoironia, sorridendo dei propri meccanismi musicali, dei propri topoi, oltre che dell'uomo e del caos che si profila all'orizzonte.
Partendo dal plot narrativo, al centro vi è lo scontro generazionale tra vecchi e giovani, e in mezzo si staglia una nuova figura, Figaro, che rappresenta la borghesia in ascesa, astuta e determinata. Ho immaginato un mondo ancien régime, affastellato di oggetti, angusto, oppressivo e nel contempo risibile, dominato dal complesso di Diogene del padrone di casa, Don Bartolo, che cerca in ogni modo di resistere e opporsi al mondo nuovo e alla spregiudicatezza dei giovani. Dall'altra appunto i giovani che sentono il fervore del cambiamento e vi scommettono sopra. Ma l'imprevedibile e il caos sono in agguato e in questo il teatro d'ombre ha la funziona di evocarne i fantasmi, in uno spazio scenico che ho voluto opponesse all'accumulo claustrofobico di Don Bartolo, il respiro dell'open air, dietro cui comunque intravediamo le crepe della crisi, pronta a esplodere.
Commedia, follia, crisi, felicità questi gli ingredienti che hanno guidato la mia lettura del Barbiere, in cui i personaggi rossiniani si muovono da una parte come marionette ideofore, usando un termine caro a Guido Ceronetti, quali allegorie della crisi, e dall'altra come uomini e donne in carne ed ossa che avanzano tragicamente spensierati verso l'ignoto. Vi è però nel Barbiere la consapevolezza che lo scarto fra il naufragare nella follia o il naufragare nella felicità sia appena un soffio. Forse gli unici a salvarsi saranno Figaro e Rossini stesso.
Ho immaginato dunque con i miei compagni di avventura, Matteo Capobianco, Silvia Lumes e Controluce, uno spazio scenico dinamico e cangiante, costumi che attraverso colore e segno, fra tardo Settecento e primo Ottocento, suggeriscono le dinamiche emotive dei personaggi, e infine un immaginario di ombre in perenne disequilibrio fra realtà e follia, tutto questo per raccontare ancora una volta il capolavoro rossiniano.
Matteo Capobianco
Silvia Lumes