Dramma buffo per uomini e lupi
PRIMA ESECUZIONE MONDIALE

Musica di PAOLA MAGNANINI
Soggetto di Alessandro Barbaglia
Libretto di Salvatore Sito

Commissario Francesco Congiu (Accademia AMO)
Lupo Pasquale Greco
Strega Maria Chiara Scarale (Accademia AMO)
Cenerentola Clementina Regina (Accademia AMO)

Con la partecipazione straordinaria del Bianconiglio Leonardo Pesucci

Attori Alessandro Barbaglia ed Emma Pilota

Direttore d’Orchestra Nataliia Stets
Regia e Costumi Enrica Rebaudo (Accademia AMO)
Scene e Costumi Erika Chilò (Accademia AMO)
Luci Ivan Pastrovicchio

Ensemble del Teatro Carlo Coccia di Novara

Nuova commissione Fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara

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“Le fiabe non dicono ai bambini che i lupi sono paurosi e che le streghe tremende esistono. Le fiabe dicono ai bambini che i lupi e le streghe possono essere sconfitti”. Questa splendida riflessione di Alessandro Barbaglia è alla base dello sviluppo drammaturgico del mio libretto. Le fiabe, in effetti, rifacendosi agli studi di grandi filosofi come Freud e Jung, possono essere identificate come un prezioso strumento per la crescita personale. Contengono elementi universali, sono in grado di fornire punti di riferimento e modelli etici di comportamento. L’obiettivo di questo testo vuole essere, a tal proposito, quello di mostrare allo spettatore in che modo i personaggi delle fiabe possono fornire al nostro protagonista un supporto concreto, mostrandosi reali nonostante indossino il filtro onirico della fantasia. Il confine tra realtà e finzione è dunque sospeso tra diversi livelli di lettura e lo stile riprende i caratteri del genere fiabesco. Un “dramma per uomini e lupi”, ovvero individui e le proprie paure. Il tema della paura, in virtù di questo, è alla base del conflitto che genera il dramma. Il primo passo per affrontarla è riuscire a riconoscerla. Una strega, un lupo, Cenerentola… e un commissario di polizia. Chi sono questi personaggi? Da dove provengono e perché interagiscono tra loro?
Introduce la vicenda un commissario annoiato, alle prese con la solita routine: mantenere l’ordine in una città dove il pericolo maggiore sembra essere rappresentato dai gatti randagi. In effetti, l’evento più eccitante della sua giornata è la colazione. Eppure sembra che non sia sempre stata questa la sua vita. Il Commissario aveva un grande sogno, diventare un pittore. Sapeva però che suo padre, militare severo e stimato, lo disprezzava per questo. Un giorno lo sentì esprimersi con le parole “lei non sa chi sono io!”, per descrivere quanto fosse umiliante per una persona del suo calibro avere un figlio del genere. Quell’episodio lo ferì a tal punto da decidere di accantonare il suo sogno per dedicarsi ad una carriera più onorevole agli occhi della famiglia. Quando sembra ormai perduta ogni speranza di cambiamento, una Cenerentola “in incognito” fa irruzione nel commissariato e nella vita di quest’uomo con un chiaro obiettivo: convincerlo a dare fiducia ai sogni. Nel farlo lo avverte che il tempo a sua disposizione sta per scadere. La banda dei fratelli Grimm è in agguato e un grande lupo sta per arrivare in città. Il Commissario si sente preso in giro e la allontana in malo modo, ansioso di riprendere agio nella sua “confort zone”. Al punto di appisolarsi. Questo apre uno scenario onirico, nel quale si presentano i personaggi che simboleggiano le sue paure più profonde: una strega cattiva, ma imbranata ed un terribile lupo nero un po’ attempato. I due si raccontano con leggerezza e ironia cosa avviene realmente nelle vite dei propri amici, i più celebri personaggi delle fiabe. Tutto quello che all’apparenza può sembrare perfetto si può sgretolare semplicemente vivendo. Persino miti e leggende appaiono stressati e squilibrati. Questi “sogni”, alternati ai perseveranti tentativi di Cenerentola confondono, spaventano e al tempo stesso attraggono il Commissario, che pian piano percepisce il risveglio della sua indole sopita. “Lei non sa chi sono io!”, esclamato da Cenerentola al culmine degli eventi, sarà la frase che gli permetterà di evolvere, sentirsi in grado finalmente di riconoscere e quindi affrontare le proprie paure. La stessa espressione che aveva seppellito la sua passione diventa quindi lo strumento che gli permette di scardinare quel muro di sicurezza che si era costruito intorno e dentro il quale aveva deciso di rinchiudersi. Cenerentola può dunque finalmente manifestarsi nel suo ambiente ed esprimere la morale dell’opera: le fiabe non ci insegnano che il lupo esiste, ma che può essere sconfitto. L’opera si conclude con un quartetto che esorta a vivere la vita senza rimpianti e a credere sempre nei sogni, anche quando questi ci sembrano infranti.
Salvatore Sito
Un commissario
È il protagonista della storia, un uomo di mezza età disilluso e stanco. Un’educazione troppo rigida ed il mancato appoggio della sua famiglia hanno fatto sì che rinunciasse a sviluppare i suoi talenti.
“Ingabbiato” in una routine che non avrebbe mai voluto scegliere il suo atteggiamento è superficiale e svogliato. Quando Cenerentola entra nella sua vita si trova ad un passo dal rinunciare per sempre ai propri sogni.
Una vecchia strega
Si presenta quando il commissario si addormenta come una crudele “strega cattiva”, ma si scopre essere simpatica e accogliente, anche se decisamente imbranata. Ama spettegolare e ironizzare sui difetti altrui. Rappresenta metaforicamente la paura di essere traditi dal prossimo.
Un lupo
Si presenta quando il commissario si addormenta come il classico “lupo cattivo” delle fiabe, ma si rivela un personaggio buffo, attempato e molto più “umano” di quanto possa sembrare. Rappresenta metaforicamente la paura del tempo che scorre inesorabile.
Cenerentola
Entra in scena “in incognito”, con l’obiettivo di convincere a tutti i costi il commissario a credere che i personaggi delle fiabe esistono. Il suo intervento è determinante perché fa da preludio ai “sogni” del commissario, generando nella sua mente l’affascinante dubbio che lo spinge ad avere un’evoluzione. Le viene affidato l’arduo incarico di aiutare il commissario a credere nei sogni, nella fantasia, a motivo del suo noto legame con lo scoccare di un termine prestabilito. Il commissario, in effetti, è a pochi istanti da un punto di non ritorno. Il tempo per ricominciare a credere, per lui, è quasi esaurito ed è necessario intervenire prima che sia troppo tardi e diventi troppo cinico.
Rappresenta metaforicamente la coscienza che ci spinge a cambiare direzione al momento giusto, che ci insegna a fidarci del nostro istinto.
Salvatore Sito
Se c'è una cosa che può accadere solo nelle fiabe è questo: di tutto. La fiaba è il regno di tutte le ipotesi, diceva Gianni Rodari, e nelle fiabe può accadere davvero ogni cosa. Certo, ma nella realtà? Nella realtà accade che in un giorno come tanti, in una città come qualsiasi, una ragazza entri in un commissariato di polizia e chieda al commissario di indagare sui suoi vicini di casa. Perché sono assassini? Ladri? Delinquenti? Criminali? Spacciatori di fumetti contraffatti? No, perché teme siano il Lupo cattivo e la strega di Biancaneve, i pericolosi "cattivi" di tutte le fiabe. Già, proprio così. E mentre il commissario sta per farla arrestare, lei urla e strepita che quei tizi sono pericolosi. E che bisogna che la polizia intervenga e soprattutto che si stanno sbagliando perché "Lei non sa chi sono io!". E mentre la realtà si fa fiaba e la fiaba ricama di meraviglia la realtà il dubbio resta, chi è la ragazza che urla: "Lei non sa chi sono io?" LEI NON SA CHI SONO IO è una fiaba in musica che non sa di esserlo. E' il regno di tutte le ipotesi anche che tutto ciò che immaginiamo possa essere vero. Almeno a Teatro.
Salvatore Sito