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Omaggio al grande cinema
Viaggio nel mondo della colonna sonora. Gomalan Brass Quintet & Percussions

Musiche
John Williams (Floral Park, 1932), Olympic fanfare
John Kander (Kansas City, 1927), Chicago
Louis Prima (New Orleans, 1910 – New Orleans, 1978), Sing sing sing
John Williams, Indiana Jones
John Williams, Star Wars
John Williams, Schindler’s list
John Williams, Swings! (da 1941 Allarme a Hollywood)
Autori Vari, Space Brass

Drammaturgia
Emanuela Ersilia Abbadessa e Paolo Cubadda
Realizzazione e regia
Paolo Cubadda

Light Designer
Ivan Pastrovicchio

Scarica il programma di sala
Marco Pierobon tromba
Francesco Gibellini tromba
Nilo Caracristi corno
Gianluca Scipioni trombone
Stefano Ammannati tuba
Graziano Colella percussioni
Omaggio al grande cinema. Viaggio nel mondo della colonna sonora

John Williams (Floral Park, 1932), Olympic fanfare
John Kander (Kansas City, 1927), Chicago
Louis Prima (New Orleans, 1910 – New Orleans, 1978), Sing sing sing
John Williams, Indiana Jones
John Williams, Star Wars
John Williams, Schindler’s list
John Williams, Swings! (da 1941 Allarme a Hollywood)
Autori Vari, Space Brass
Lo spettacolo nasce dall’idea di sovrapporre una narrazione visiva al programma del Gomalan Brass Quintet, incentrato su alcune delle più note colonne sonore del cinema statunitense.
Non volendo percorrere didascalicamente la via più ovvia rappresentata dalla possibilità di rifarsi a situazioni cinematografiche, immagini e luoghi evocati dalle musiche proposte in concerto, Paolo Cubadda, sulla traccia narrativa nata dalla sinergia con Emanuela E. Abbadessa, ha realizzato una serie di disegni che hanno lo scopo di portare il pubblico altrove. In questo modo, lo spettacolo, attraverso un processo di straniamento, unisce l’archetipo del viaggio dell’eroe a una sorta di microstoria del cinema e alla sua mitologia moderna.
Considerando il successo popolare di cui godeva la musica John Williams, nel 1984, il Comitato Olimpico di Los Angeles decise sostituire la fanfara di Bugler’s Dream di Leo Arnaud (1904-1991) – divenuta ormai sinonimo delle stesse Olimpiadi – e affidare proprio a Williams la composizione di un nuovo brano da utilizzare durante i Giochi della XXIII Olimpiade che si sarebbero svolti in quella città tra il 28 luglio e il 12 agosto. Nacque così Olympic Fanfare sulle cui note inizia il breve viaggio nella storia del cinema di questa sera.
A condurre lo spettatore tra le suggestioni e le pellicole che hanno fatto del cinema la “settima arte”, è il volto iconico del regista Georges Méliès, considerato il secondo padre del cinema e autore, tra l’altro, del primo film di fantascienza, Le voyage dans la Lune del 1902. Méliès, per Cubadda e Abbadessa, veste in questo caso i panni di un eroe visionario che comincia a immaginare la possibilità di rappresentare il mondo in movimento.
Dal suo appartamento, circondato da macchine futuristiche, l’eroe scruta l’orizzonte cercando una chiave che consenta al mondo di rileggere la vita attraverso le immagini.
Nel suo sogno e grazie a una sorta di orologio del tempo, sulle note di Chicago, scritte da Kander nel 2002, per il film di Bill Condon basato sull’omonimo musical e interpretato da Renée Zellweger, Catherine Zeta-Jones e Richard Gere, l’eroe viene catapultato a Parigi. È il 28 dicembre 1895 e, perdendosi nelle strade della Ville Lumière, si imbatte in un bambino che insegue un cerchio, in coppie eleganti che sorseggiano assenzio e locali pieni di gente ben vestita. Giunge dunque davanti al Grand Café di boulevard des Capucines dove una fila di persone attende di entrare al Salon Indien per assistere alla proiezione della prima pellicola cinematografica dei fratelli Lumière. La visione di un treno in corsa riprodotta sullo schermo sconvolge il pubblico che fugge dal locale lasciando solo l’eroe. Rimasto lì, l’uomo osserva le pellicole e ne viene inghiottito, ritrovandosi al cospetto dei fotogrammi più significativi del cinema muto e del primo cinema sonoro: per prima gli appare proprio l’immagine della grossa luna del suo Voyage, con la navicella spaziale conficcatasi al centro del suo occhio. Poi, a seguire: la locandina di Cabiria (1914) di Giovanni Pastrone – le cui musiche furono composte tra gli altri da Ildebrando Pizzetti e la cui riproduzione del set è possibile vedere oggi al Museo Nazionale del Cinema di Torino –; Charlot insieme al monello; la carrozzina con il bambino che scende incontrollata lungo le scale nella drammatica scena de La Corazzata Potëmkin (1925) di Sergej M. Ejzenštejn; il bacio di Rodolfo Valentino in Sangue e arena (1922) di Fred Niblo; Clara Calamai nella prima scena di nudo della storia del cinema, in La cena delle beffe (1942) di Alessandro Blasetti; la donna robot di Metropolis (1927) di Fritz Lang; un fotogramma di Il gabinetto del dottor Caligari (1920) di Robert Weine; Louise Brooks in Il vaso di Pandora (1929) di Pabst; Harold Lloyd in Safety Last! (1923), di Fred C. Newmwyer e Sam Taylor, uscito in Italia col titolo Preferisco l’ascensore!
Dopo il susseguirsi di visioni, l’eroe, come una sorta di Buster Keaton, si ritrova imbrigliato tra le pellicole e, accompagnato da Sing sing sing di Louis Prima, si sposta ancora nel tempo e nello spazio. Sing Sing Sing (1936) è considerato uno dei pezzi più rappresentativi dello swing destinato alle big band. Registrato da Louis Prima con la New Orleans Gang e pubblicato nel 1936 da Brunswick Record, originariamente si intitolava Sing, Bing, Sing e il riferimento era a Bing Crosby. Il titolo fu mutato per consentirgli una collocazione più ampia e non legata a un singolo artista.
Il viaggio ha così portato l’eroe a Hollywood, mecca del cinema, dove, sul tema de I predatori dell’arca perduta (Steven Spielberg, 1981), si ritrova palleggiato da un’avventura all’altra: appeso alle liane di Tarzan, a volare su un ponte tibetano, in Egitto su una piramide, coinvolto in un duello, su una diligenza inseguita dai pellerossa, nel boudoir di Cleopatra dove l’eroe coglie i frutti offerti dalla regina e viene sbalzato sul set del film King Kong (John Guillermin, 1976, remake dell’omonima pellicola del 1933 di Ernest B. Schoedsack). Lì, interrompendo le riprese, provoca l’ira del regista e viene trasportato a Cinecittà da dove fugge a bordo di una Vespa guidata da una comparsa in abiti da legionario.
Sulle note del tema di Star Wars (George Lucas, 1977), si ritrova a Los Angeles durante la serata di gala degli Oscar. È qui che, tra lusso sfrenato, star e produttori, circondato dal fanatismo del pubblico, l’eroe pensa che il cinema stia tradendo la sua missione, confondendo il personaggio (simboleggiato dalla maschera) con la persona e il profitto con l’arte. Per scappare da tutto questo, agguanta una pellicola e ripercorre con la mente le scene del cinema neorealista che hanno invece messo al centro l’uomo: dalla morte di Pina/Anna Magnani in Roma città aperta (Roberto Rossellini, 1945) a Ladri di biciclette (Vittorio De Sica, 1948), fino al fiducioso volo in groppa alla scopa di Miracolo a Milano (Vittorio De Sica, 1951), la cui immagina si sovrappone al volo in bicicletta di Elliot e l’extraterreste E.T. nel celebre film di Spielberg del 1982. Con un ultimo omaggio alla fantasia e all’inventiva, la tappa si conclude con un fotogramma tratto da La strada (1954) di Federico Fellini: qui l’eroe sonnecchia nei panni di Zampanò, mentre Gelsomina (Giulietta Masina), veglia su di lui.
Come le musiche di Schindler’s List (Spielberg, 1993) suggeriscono, questo momento è quello in cui l’eroe si ferma a riflettere a cosa abbia portato il cinema. Si sente smarrito e ha perso le coordinate del suo girovagare. Così, tutto gli appare diverso e le immagini che rievoca, sono drammatiche e si confondono con quelle della Nouvelle Vague. Egli si trova idealmente in una sorta di aldilà dove, inaspettatamente, gli appare il volto bellissimo e struccato di Marylin Monroe, restituita alla sua individualità come Norma Jeane Baker. Sul viso dell’eroe si apre così la speranza rappresentata da due icastici fotogrammi tratti da À bout de souffle (Jean-Luc Godard, 1960) e Jules e Jim (François Truffaut, 1962).
Le note di Swings!, tratte dalla sfortunata pellicola 1941 Allarme a Hollywood (Spielberg, 1979) con John Belushi e Dan Ayckroyd (che l’anno successivo avrebbero trionfato nel cult movie The Blues Brothers di John Landis), del film colgono l’aspetto di divertissement che Williams mantenne in tutta la sua spumeggiante partitura, privilegiando un sinfonismo pieno e in grado di rievocare gli antichi fasti delle colonne sonore nate tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta negli Studios.
L’eroe ha navigato quindi fin verso la modernità che si squaderna davanti a lui come una speranza di futuro migliore sul pot-pourri musicale proposto dal Gomalan Brass Quintett e arrangiato da Marco Pierobon, che, a partire da celeberrimo tema del poema sinfonico di Richard Strauss Also sprach Zarathustra, op. 30 (1896), utilizzato da Stanley Kubrick in 2001: Odissea nello spazio (1968), mette insieme le più note colonne sonore del cinema di fantascienza.

Emanuela E. Abbadessa