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Musica di GIACOMO PUCCINI
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Tosca Charlotte-Anne Shipley (27 e 29 maggio), Alessandra Adorno (28 maggio)
Cavaradossi Luciano Ganci (27 e 29 maggio), Ragaa Eldin (28 maggio)
Scarpia Francesco Landolfi
Sagrestano e Sciarrone Stefano Marchisio
Angelotti/Un carceriere Graziano Dallavalle
Spoletta Saverio Pugliese
Direttore d'orchestra Fabrizio Maria Carminati
Regia Renato Bonajuto
Scene Giovanni Gasparro e Danilo Coppola
Costumi Artemio Cabassi
Luci Ivan Pastrovicchio
Orchestra Filarmonica Italiana
Coro San Gregorio Magno
Maestro del Coro Mauro Trombetta
Coro delle voci bianche del Teatro Coccia
Maestri del Coro Paolo Beretta e Alberto Veggiotti
Coproduzione Fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara e Ente Luglio Musicale Trapanese

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Nato a Novara nel 1979, ha iniziato la sua carriera di regista come assistente di Beppe De Tomasi affiancandolo nei più prestigiosi teatri del mondo con i più grandi nomi della lirica. Nel 2004 diventa assistente di Luciano Pavarotti nella produzione de La bohème di G. Puccini al Teatro della Fortuna di Fano. Ha al suo attivo oltre cento regie e quarantasette titoli debuttati, in teatri italiani ed esteri come Teatro Regio di Parma, Teatro Massimo Bellini di Catania, Teatro Coccia di Novara,Teatro Pavarotti di Modena, Teatro Verdi di Pisa, Teatro Goldoni di Livorno, Luglio Musicale Trapanese, Opera Giocosa, Teatro Sociale di Mantova, Teatro Vittorio Emanuele di Messina, Teatro Cilea di Reggio Calabria,Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, Teatro Bonci di Cesena. Non sono mancati gli impegni internazionali come al Teatro d’Opera di Stato di Istanbul, al Teatro Ariaga di Bilbao,al Tang XianZu International Drama, e al Teatro Perez Galdos di Las Palmas e Festival come: Firenze all’Opera Festival, Massa Marittima Lirica in piazza, Sarzana allo Spiros Argiris e Chiusi al Festival Orizzonti. E’ stato regista collaboratore assieme a Renata Scotto per l’opera Madama Butterfly di G.Puccini e con Renato Bruson per l’opera Falstaff di G. Verdi. I prossimi impegni saranno Tracollo di G.B. Pergolesi al Teatro San Carlo di Napoli, Tosca di G.Puccini al Teatro Coccia di Novara e all’Opera Giocosa di Savona, Barbiere di Siviglia di G.Rossini al Teatro Municipale di Piacenza, e Madama Butterfly a Las Palmas.
Giovanni Gasparro è nato a Bari il 22 ottobre del 1983. Si è diplomato presso l’Accademia di Belle Arti di Roma nel 2007, come allievo del pittore Giuseppe Modica, con una tesi in storia del’arte sul soggiorno romano di Van Dyck. Il suo dipinto Ultima cena è esposto nel film Saturno contro di Ferzan Ozpetek. La prima mostra personale, a Parigi, è del 2009. Nel 2011 l'Arcidiocesi dell'Aquila gli ha commissionato 19 opere tra cimase e pale d'altare per la Basilica di San Giuseppe Artigiano (XIII sec.), danneggiata dal terremoto del 2009, che costituiscono il più grande ciclo pittorico d'arte sacra realizzato negli ultimi anni. Nel 2012 realizza l’opera Anomalia con il cappello di Largillière per la Costa Fascinosa, la più grande nave da crociera d’Europa, nella flotta di Costa Crociere. Nel 2013 ha vinto il Bioethics Art Competition della cattedra in bioetica e diritti umani dell’UNESCO con l’opera Casti connubii, contro l'aborto, ispirata all’omonima enciclica di papa Pio XI (1930), esponendo ad Hong Kong, Houston e Città del Messico. L’anno seguente, con Quum memoranda - ritratto di papa Pio VII, ha vinto il Premio Pio Alferano ed il Premio Eccellenti Pittori - Brazzale. Ha esposto alla 54° Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia, curata da Vittorio Sgarbi e presso la Galleria Nazionale di Cosenza a confronto con Mattia Preti, la Pinacoteca Nazionale di Bologna, la Real Basilica di Superga a Torino, Palazzo Venezia a Roma, il Museo Nazionale Alinari, il Museo degli Innocenti ed i Musei di Villa Bardini a Firenze, Castel Sismondo ed il Museo della Città di Rimini, il Casino dell'Aurora di Guido Reni a Palazzo Pallavicini-Rospigliosi di Roma, la Pinacoteca di San Severino Marche a confronto con il Pinturicchio, la Pinacoteca Corrado Giaquinto di Bari, il Museo Civico di Bassano del Grappa, il Labirinto di Franco Maria Ricci a Fontanellato, il Museo Napoleonico ed il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, il Museo Eremitani di Padova, il Grand Palais di Parigi, il MART di Rovereto e la Stadtgalerie di Kiel (Germania). Le sue opere sono esposte in importanti collezioni pubbliche e private europee e statunitensi, nonché in diverse chiese e basiliche italiane di Siena, Trani, Roma, Napoli, Torino e L'Aquila ed estere a Malta, in Svizzera e in Grecia. Molte delle mostre a cui ha partecipato hanno goduto dei patrocini della Presidenza della Repubblica Italiana, del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati e di numerosi Ministeri, nonché delle istituzioni regionali, provinciali e comunali.
Siciliano di nascita, intraprende giovanissimo la strada del teatro e della musica, dapprima come danzatore, ed in seguito con lo studio del violino. Si laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo in Scenografia in pieni voti ed è attualmente studente effettivo per il Master in Regia d’Opera presso Verona Accademia per l’Opera (VAO). Parallelamente si dedica alla progettazione e realizzazione di costumi, sia in ambito teatrale, sia cinematografico. Immediato il riscontro in ambito professionale sul territorio nazionale ed internazionale: collabora in qualità di scenografo con il Teatro Massimo di Palermo per la produzione di HausBachHaus di S. Passantino, con il Luglio Musicale Trapanese per Il Matrimonio Segreto di D. Cimarosa, La Prova di un’opera seria di F. Gnecco, Cendrillon di P. Viardot, Bataclan di J. Offenbach e Il maestro di Cappella di D. Cimarosa, dove firma scene e costumi. Dal 2018 è responsabile del laboratorio di realizzazione scenografica presso il Luglio Musicale Trapanese, del quale diviene coordinatore degli allestimenti per le stagioni 2020 e 2021. Inaugura la stagione 2020/2021 del Teatro Coccia con lo Stabat Mater di G.B.Pergolesi in versione scenica (scene e costumi), due opere in prima esecuzione assoluta, Cassandra e Cinque cerchi in un quadrato. Nel gennaio 2021 firma le scene di Gianni Schicchi presso il Teatro Municipale di Piacenza, Le Villi presso il Teatro Lirico di Cagliari (scene), L’esprit et le corp su musiche di Stravinsky e La Traviata presso il Luglio Musicale Trapanese. Nell’ottobre 2021 riceve ottimi consensi di critica e di pubblico per le scene de Le Convenienze ed Inconvenienze Teatrali di G.Donizetti presso il Teatro Municipale di Piacenza.
Artemio Cabassi si diploma scenografo e costumista a Parma presso l’istituto Paolo Zoschi nel 1969.
Apre una sartoria di alta moda che nel seguire degli anni veste le più grandi star della musica della lirica come : Magda Olivero, Cristina Ludwig, Fiorenza Cossotto, Daniela Dessì, Fiorenza Cedolins, Sonia Ganassi e Katia Ricciarelli, di cui fece l’abito da sposa per il matrimonio con Pippo Baudo. Le stesse grandi della lirica lo incoraggiarono a tornare in teatro come costumista e ciò avvenne con grande successo. Ha firmato numerosi allestimenti con registi affermati come Beppe De Tomasi, Lamberto Puggelli, Renato Bonajuto, Federico Bertolani, Riccardo Canessa ed è stato costumista anche di Luciano Pavarotti, Leo Mucci, Renato Brusom e Beppe De Tomasi.
È il primo pomeriggio del 17 giugno 1800, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli. Il pittore Mario Cavaradossi sta ritraendo in un quadro Maria Maddalena e le dà il volto della marchesa Attavanti, che ha visto più volte entrare in una cappella. Da questa cappella esce Cesare Angelotti, già console della Repubblica Romana soppressa dalle truppe napoletane e fratello della marchesa. Angelotti è evaso poco prima da Castel Sant’Angelo, dove il barone Vitellio Scarpia, capo della polizia, l’aveva imprigionato. Cavaradossi, di sentimenti liberali, gli offre rifugio nella propria villa. Sopraggiunge Tosca, cantante … tanto famosa quanto avvenente e amante di Cavaradossi. Il quadro che ritrae l’Attavanti l’ingelosisce, ma, rassicurata da Cavaradossi, Tosca s’allontana. Cavaradossi e Angelotti lasciano la chiesa, nella quale entra poco dopo Scarpia, che ha iniziato le ricerche dell’evaso. Torna Tosca, per avvertire Cavaradossi che la sera dovrà eseguire a Palazzo Farnese una cantata per festeggiare la vittoria che l’esercito austriaco ha riportato a Marengo su Napoleone. Non trovando l’amante è ripresa dalla gelosia, che d’altronde Scarpia rinfocola. Da tempo desidera Tosca e ordina all’agente di polizia Spoletta di pedinarla. Rimane quindi nella chiesa per assistere al Te Deum di ringraziamento per la sconfitta subita da Napoleone.
Scarpia sta cenando in una sala di Palazzo Farnese, residenza romana dei Borbone di Napoli. Gli giunge la voce di Tosca che esegue la cantata celebrativa e decide di convocarla. Apprende poi da Spoletta che Angelotti è irreperibile, ma che certamente Cavaradossi conosce il suo nascondiglio e quindi è stato arrestato. Ha inizio l’interrogatorio: il pittore nega di conoscere il nascondiglio di Angelotti e impone il silenzio a Tosca, nel frattempo sopraggiunta. Scarpia lo sottopone a tortura e Tosca, disperata, rivela che Angelotti è nascosto in un pozzo del giardino della villa di Cavaradossi. Sopraggiunge il gendarme Sciarrone e informa Scarpia che a Marengo Napoleone non è stato sconfitto, ma ha vinto. A questo annuncio Cavaradossi esulta ad alta voce e viene immediatamente condannato a morte. Rimasto solo con Tosca, Scarpia la ricatta: se gli si concederà, potrà salvare Cavaradossi e lasciare Roma con lui. È interrotto da Spoletta, il quale riferisce che Angelotti ha evitato la cattura uccidendosi. Tosca, sempre più sconvolta, chiede a Scarpia, in cambio di ciò che egli pretende, un salvacondotto per Cavaradossi e per sé. Scarpia acconsente, ma precisa che, non avendo egli la facoltà di graziare Cavaradossi, occorrerà simularne la fucilazione, con un plotone che sparerà a salve. Dopo aver compilato il salvacondotto, Scarpia s’avvicina a Tosca per riscuotere quanto pattuito, ma ella impugna un coltello scorto sul tavolo al quale il barone stava cenando all’inizio dell’atto e lo uccide.
È l’alba, salutata dallo scampanio delle chiese di Roma e dal malinconico stornello in romanesco d’un giovane pastore. Sulla piattaforma di Castel Sant’Angelo Cavaradossi, in attesa di essere giustiziato, inizia una lettera di addio che un carceriere, in cambio di un anello, consegnerà a Tosca. Colto tuttavia dai ricordi dei giorni felici, si interrompe commosso. Ma Tosca giunge di lì a poco, mostra il salvacondotto all’amante ed entrambi esultano. Tosca esorta Cavaradossi a fingersi colpito quando il plotone di esecuzione sparerà a salve, ma Scarpia l’ha ingannata. La scarica dei soldati uccide veramente Cavaradossi e Tosca, disperata, sfugge a Sciarrone e a Spoletta, che hanno scoperto l’uccisione di Scarpia, e si getta nel Tevere che scorre sotto Castel Sant’Angelo, invocando la giustizia divina.
Novara resterà nella mia memoria come l' esordio assoluto da "scenografo". Fatico a ritenermi tale anche se non è uno sconfinamento inusuale per i pittori, soprattutto nel XX secolo. Penso, fra gli altri, a Casorati, De Chirico e Picasso. La mia pittura si è misurata con gli spazi ben più intimi e le pareti di musei, gallerie d'arte contemporanea, ancone marmoree di chiese antiche, ma mai con un palcoscenico teatrale. La mia Ultima cena è apparsa nella scenografia del film Saturno contro di Ferzan Ozpetek ma è un'invasione di campo ancora diversa. L'invito del Direttore Corinne Baroni e del regista Renato Bonajuto mi ha stupito, intrigato ed infine convinto a cimentarmi in questa nuova esperienza creativa. Quale migliore occasione della Tosca di Puccini in cui Mario Cavaradossi muove le sue vicende amorose, rivoluzionarie ed artistiche dal cantiere per la pala d'altare nella basilica romana di Sant'Andrea della Valle. Entrerò da pittore sul palcoscenico del Teatro Coccia, il più antico Teatro di Tradizione del Piemonte, sperando di poter rileggere la drammaticità del capolavoro pucciniano con il carattere più visionario della mia pittura sacra e profana.

Giovanni Gasparro
Tosca è un’opera antesignana della cinematografia. La sua scrittura è talmente lineare e fluida che sembra di essere di fronte a una scrittura filmica. Amo le sue ambientazioni di opulenza del barocco romano e del potere papale, nel periodo di invasione napoleonica. Un’ambientazione così immediata che il pubblico ne viene subito rapito ed entra nella scena. La tecnica del pittore Gasparro si rifa alla pittura caravaggesca che ha influenzato il periodo barocco romano, le opere del giovane artista si inseriscono perfettamente nella scenografia tradizionale attualizzandola.
Il concept, che mi ha condotto a realizzare l’allestimento di questa Tosca è quella di un grande rispetto per la tradizione, attraverso la quale l’obiettivo è evincerne i dettagli di pomposità e di trionfalismo architettonico, nel quale si articola il contesto storico artistico della vicenda narrata da libretto di Illica e Giacosa. La ricerca, che mi ha condotto alla realizzazione di questo impianto scenografico, si è articolato a partire da una sintesi di tradizione e contemporaneità: questa necessità si è proposta in seguito alla collaborazione (per la realizzazione dei quadri) dell’artista Giovanni Gasparro, di forte impatto emotivo-espressivo e di ispirazione vagamente manieristica. Ciò mi ha spronato a rivisitare la chiesa di Sant’Andrea della Valle (quindi non una rappresentazione realistica!), unitamente ad un manierismo - quello delle pitture - che ben si addice ad una resa in tempi moderni di un allestimento scenografico per lo più tradizionale. Non per nulla il II Atto si apre su una galleria, volutamente ispirata a Palazzo Farnese, con la consueta sovrabbondanza di quadri in perfetto stile romano, portando in evidenza l’emulazione, e non la rappresentazione. Ciò su cui ho articolato l’impianto scenografico della galleria è far in modo, che la presenza di detti quadri, raffiguranti volti di ecclesiasti, desse l’impressione di un punto di osservazione costante, di ciò che accade nell’atto drammaturgicamente più forte dell’opera.
La convergenza, e quasi l’ossessività, di questi sguardi osservanti è concepita, per dare l’impressione, che la scena sia scrutata in tutta la sua potenza tragica, quasi che i soggetti arrivino realisticamente a prendere parte a questa coralità di attenzione involontaria. Nel terzo atto, ancora, ho posto l’accento su un dualismo spaziale tra una delle stanze di Castel Sant’Angelo ed il suo esterno con la statua imponente dell’Arcangelo Michele. Interessante osservare come tale statua risulti in penombra all’inizio dell’atto e, successivamente, durante la fucilazione di Cavaradossi (e ancor più durante il suicidio di Tosca), in totale luce, in atto di osservatore inerme della tragica fine della protagonista, (giudicante o no, è affidato al gusto dello spettatore..).
Per quel che concerne la realizzazione dei costumi, ho optato per una verosimiglianza tra impianto scenografico e colorismo dei dipinti, ponendo in risalto dettagli, che ne accentuino la tridimensionalità di un’opera pittorica.

Danilo Coppola