immagine Ernani

Musica di Marco Podda
Libretto di Daniele Salvo e Giulia Diomede
Regia Daniele Salvo

Scenografia Danilo Coppola
Costumi Daniele Gelsi
Disegno luci Ivan Pastrovicchio
Trucco e acconciature Rosalia Visaggio

Direttore Petar Matošević
Ensemble strumentale della Cappella Tergestina
Lidia Fridman, Cassandra
Melania Giglio, Thanatos
Giulia Diomede, Ecuba

Maestro alla direzione Riccardo Bisatti
Giacinto Palmarini, Agamennone
Daniele Salvo, Taltibio

Figuranti STM Scuola del Teatro Musicale
Erica Camiolo, Linda Caterina Fornari, Matteo Giambiasi, Letizia Panagini,
Francesco Pizzeghello, Chiara Romagnoli, Chiara Valli

Voci del coro Maria Rita Combattelli, Sofio Janelidze, Ilaria Alida Quilico, Elena Serra
Allestimento audio, luci e video MG Service Marco Gervaso e Nicolò Damiani
Videoproiezioni a cura di Indyca

Direzione tecnica Helenio Talato
Macchinisti costruttori Alessio Onida e Alessandro Raimondi
Macchinista Lorenzo Saletta
Aiuto tecnico Michele Annicchiarico
Assistenti ai costumi Manuela Stucchi e Andrea Grisanti
Capo sarta Silvia Lumes
Assistente sartoria Marta Gianinetti
Assistente trucco e parrucco Chiara Sofia Drossoforidis

Prima assoluta, commissione del Teatro Coccia di Novara
In collaborazione con Archivio Fondazione Inda
Ho cercato in Cassandra di proporre una nuova concezione di format di opera lirica in cui sono compresenti alla musica elementi multisensoriali (acustici extra musicali, visivi ed olfattivi). L’opera è stata concepita per essere eseguita in un duplice allestimento (adattabile a vari spazi esecutivi e a diverse dimensioni dell’organico) realizzabile senza nessuna modifica o riduzione della partitura originale.
La composizione, infatti, è scritta sia per una versione tecnologico-mediata che utilizza una commistione di un ensemble live di strumenti acustici e cantanti che interagiscono su una partitura registrata (con utilizzo di amplificazione e diffusori acustici ed olfattivi), sia per la tradizionale esecuzione acustica dal vivo con orchestra, coro e solisti in un teatro d’opera.
E’ stata definita in partitura l’intersecazione delle sequenze olfattive con la struttura musicale tenendo conto della funzione descrittiva, emozionale e riflessogena sia delle sostanze a percezione trigeminale sia di quelle olfattive pure. Nella versione che andrà in scena, ovvero quella tecnologico-mediata, verranno utilizzate, oltre alle voci liriche, delle voci naturali. Ciò accadrà sia in alcuni brevi sezioni a melologo con il recitato accompagnato musicalmente, sia in alcune sezioni cantate, dal momento che ciò è consentito dalla microfonazione e dalla amplificazione degli interpreti Cassandra - in te dormiva un sogno è un percorso di narrazione musicale, un’opera emozionale, mediata da scene multisensoriali che implicano una sinestesia della sfera olfattiva, di quella acustica e di quella visiva. É un percorso sulla percezione del tempo e delle passioni umane che superano il tempo stesso della loro poiesis. Squarci in lacerto di tragedie greche trasdotte e frammentate dalle parole dei traduttori (tra cui il poeta Edoardo Sanguineti).
La partitura prevede l’utilizzo di strumenti classici in partitura precomposta - registrati, mixati ad effetti - e di musica vocale e strumentale eseguita dal vivo da un ensemble e dai solisti. Lo spazio rappresentativo può essere il foyer di un teatro, un museo, una palestra scolastica, una fabbrica etc.
E’ un’opera che si fa viva con e per lo spettatore che è chiamato ad attraversare lo spazio fisico dell’opera come componente attiva e determinante della fruizione artistica.
Le performer (attrici, cantanti, vocalist) si esibiscono dal vivo sovrapponendosi alla diffusione ambientale del suono, degli odori e delle immagini; utilizzano registri vocali ed emissioni differenti e talvolta anche con l’impiego di filtri, riverberi e vocoder. La progressione del testo – impalcatura del libretto frammentato – viene ora cantata, ora recitata, ora semplicemente agita. Le sequenze di luci e schermi di videoart rideterminano di volta in volta la porzione dello spazio scenico visuale creando così un ambiente esecutivo in continuo divenire. Il linguaggio è funzionale alla comunicazione drammaturgica e al significante della parola-testo. Si è cercato nel percettivismo musicale la sorgente del metodo compositivo adattando la forma alle esigenze tecnologiche del pre-registrato ed ai sincronismi esecutivi che ne derivano dal suo utilizzo.
Marco Podda
È un viaggio nell’inconscio, nella febbre, nella trance, nel sonno, nel buio più profondo, nel mondo del tempo perduto. In un paesaggio lunare alcune ombre si aggirano tra le macerie di una città che non è più. Troia. Frammenti di quotidianità, tracce di vita normale, sepolte da tonnellate di calcinacci e rifiuti. Sussurri, lamenti, sangue sui muri, animali morti nelle vie, carcasse irriconoscibili e corpi umani bruciati, pozze di fango e rottami, polvere nei polmoni. In città vige il coprifuoco e non c’è alcuna via di fuga. Tutto è perduto. Tutto diviene cenere, fumo vacuo. La speranza di un futuro migliore affoga nell’abisso irrimediabile della guerra. In scena Thanatos, dio della Morte, angelo nero dalle ali lunghissime. È figlio di Nux e della Tenebra infèra, l’Erebo. Al suo fianco Ypnos, Dio del sonno profondo, della Trance, Nux, la notte profonda, Moros, il destino inevitabile, Ker, la Morte violenta, Erebos, figlio di Tenebre e Caos, Cloto, la tessitrice del filo della vita degli uomini, Atropo, colei che recide il filo. Tra le rovine della città distrutta compiono un rito esoterico e invocano il Demone distruttore Ares, Dio della guerra. Ares appare nel buio e, con parole di fuoco, inizia la narrazione del destino di Troia. Tutto si ferma. Si ode un respiro nella penombra. Lentamente, tra le rovine, appare una figura femminile con la testa tra le mani e le vesti bruciate. È Ecuba. Avanza lentamente invocando il Sonno guaritore di ogni affanno. È una figura disperata, annichilita, annientata.
Ecuba esausta si addormenta invocando Ypnos liberatore. Lo spazio si trasforma. Ecuba sogna. Subito dopo da fondo scena giunge un’altra figura femminile. È Cassandra. È sola e porta una fiaccola. Dopo alcuni passi si arresta, come bloccata da una forza occulta e invisibile. Arriva a fatica al centro della scena, esausta, guidata da Thanatos. Gli occhi fissi nel vuoto, assorti in una visione. Da qui parte la storia di due donne disperate. Le donne Troiane sono creature ormai esauste, sospese in un limbo, senza più riferimenti familiari, bloccate per sempre sulle spiagge di Troia, costrette ad accettare ciò che non si può accettare e spinte con violenza ad entrare nel letto dei loro carnefici. Sono donne sfinite, insonni, digiune, trasformate in creature di terra, polvere e fango. Erano donne fiere, con una storia gloriosa, mogli di eroi. Oggi sono esseri fragili, affogati nella nostalgia, esposti al freddo, alla notte, al ludibrio dei nemici. Esistere, per loro, significa sopravvivere. Ma qui siamo a Troia, in terra maledetta: il tempo è infinito, l’orizzonte ristretto e tutto precipita nel vuoto. La sconfitta, la deportazione, la morale tradita, l’innocenza perduta; l’umanità deraglia inesorabilmente e sotto un cielo di piombo fuso si svolgono le vicende dell’innocente Astianatte, di Ecuba, e di Cassandra, donne troiane. I guerrieri greci si muovono con sicurezza ed arroganza: le donne sono di loro proprietà: il destino dei vinti. Giunge Taltibio, che annuncia il triste futuro di Ecuba e Cassandra nel palazzo dei vincitori, spose schiave dei loro carnefici. L’incendio di Troia è inevitabile e accade sotto gli occhi delle due donne affrante.
Ritroviamo Cassandra sulla nave, preda di una malinconia insanabile, ora impegnata in un rito esoterico per invocare la vendetta sui carnefici.
Nell’ultimo quadro siamo a Micene, davanti alle porte della reggia greca. Agamennone è ritornato in patria. Clitemnestra di fronte alle porte del palazzo reale ordina a Cassandra di entrare nella reggia come schiava. Ma Cassandra d’improvviso viene scossa da una profezia e si rivolge ad Apollo. È una vera e propria possessione, una crisi medianica, un viaggio nel futuro: Cassandra vede l’uccisione di Agamennone, annusa il sangue, vede la carne squartata come se accadesse in quel momento e annuncia l’evento a tutti, ma nessuno le crede. È il suo destino, la sua maledizione. Lo spettacolo si chiude con l’invocazione a Plutone e Persefone, dèi inferi. Cassandra viene uccisa e portata via da Thanatos sovrano, nel mondo dei morti. Tutto finisce rapidamente, così come era iniziato.
Daniele Salvo